L’Italia è il paese europeo che commina più multe per violazioni della privacy

È l’Italia, con 30 provvedimenti del Garante, ad aprire la graduatoria del numero di sanzioni comminate per violazione della privacy. Lo rivela uno studio dell’osservatorio di Federprivacy, la principale associazione di riferimento in Italia dei professionisti della privacy e della protezione dei dati personali, in cui sono state analizzate le attività istituzionali in materia di privacy svolte nei 30 paesi dello Spazio economico europeo (See). Emerge, in generale, che ammontano a circa 410 milioni di euro le sanzioni inflitte nel 2019 per più di 190 procedimenti condotti dalle autorità di controllo per la protezione dei dati personali in Europa. 

Il rapporto, nel passare in rassegna le sanzioni, sottolinea che fra le infrazioni più frequenti in Europa il 44 per cento dei casi riguarda trattamenti illeciti di dati e il 18 per cento le insufficienti misure di sicurezza. Una multa su cinque è scaturita dalla omessa o inidonea informativa e il 14 per cento dal mancato rispetto dei diritti degli interessati. Il 9 per cento delle sanzioni, invece, sono dovute a incidenti informatici o altri tipi di data breach.

Il maggior settore colpito in termini di numero di sanzioni è quello della pubblica amministrazione con il 17 per cento del totale delle multe. Seguono le telecomunicazioni con 28 procedimenti sanzionatori sul totale dei 190 comminati. Al terzo posto con 12 provvedimenti troviamo la sanità. Se si guarda, anziché al numero delle sanzioni, al loro importo economico vedremo come a risentire più di tutti degli interventi è il settore dei trasporti e quello alberghiero con rispettivamente importi di 200 e 110 milioni di euro.

Il Garante italiano si classifica nel rapporto come l’authority più attiva con 30 provvedimenti, ma non quella più severa. Questo primato spetta al Regno Unito che, pur contando meno sanzioni, ha previsto multe più corpose: si parla di un totale di 312 milioni, ovver il 76 per cento del totale europeo. Subito dopo l’Italia invece, per numero di sanzioni, troviamo la Spagna con 28 e la Romania con 20.

Primeggiano invece una serie di nazioni che non infliggono alcuna sanzione. Se alcuni paesi sono molto attivi, altri, quindi, non lo sono per nulla. È quello che il presidente di Federprivacy Nicola Bernardi definisce “controllo a doppia velocità”, citando l’autorità inglese “che ha già multato pesantemente British Airways e Marriot, mentre la sua vicina omologa irlandese, benché sia autorità capofila competente per diversi colossi della tecnologia, non ha inflitto ancora nessuna sanzione”. Anche il Lussemburgo, dove hanno sede la maggior parte delle multinazionali straniere che trattano dati personali su larga scala, non ha comminato nessuna sanzione.

La situazione italiana:
Se si considera, quindi, che la metà dei provvedimenti totali è stata emessa soltanto da cinque paesi fra quelli analizzati, si comprende come il dato italiano non vada letto in chiave negativa, ma in quella di un’attenta vigilanza del Garante che, scrive Federprivacy, attende “da oltre sei mesi di rinnovare il collegio scaduto dal 19 giugno dello scorso anno”. Nonostante questo, “l’authority guidata da Antonello Soro, attualmente in regime di prorogatio con poteri limitati alla gestione degli affari di ordinaria amministrazione e quelli indifferibili e urgenti, ha comunque continuato a svolgere regolarmente le proprie attività ispettive”. In particolare viene evidenziato dal rapporto che nel primo trimestre del 2019 ha iscritto a ruolo 779 contravventori con una riscossione complessiva prevista di circa 11 milioni di euro.

Leggi l’articolo completo su Wired

Recommended Posts